1° classificato
Sonia Scandella
Disincanto
Impronte gelate oltre i tuoi passi.
Placido Il tuo mattino,
come una linda coltre
ad occultare la tua angoscia semina
di polvere e insonnia;
grottesco relitto di presunto amore.
Scivoli leggero e sordo
al mesto languire dei papaveri
lasciando a me
una nuda coscienza
lacerata dall’indifferenza,
dall’incoscienza di certezze mai dubitate.
Nasce impellente la volontà di comprendere
senza tremare,
mentre il plotone di esecuzione,
irrimediabile, avanza.
Amaro disincanto
e valigie che pesano,
colme di sassi
a traccia di eterni errori.
L’allodola di sempre
tace.
Brucia il dare un senso a questa definitiva partenza,
avere soffocato la propria anima
lasciando a te
il peso di cogliere del mio cuore
il suo appassionato battito.
2° classificato
Massimiliano Bianchi
Una sera di aprile
Era il tempo dell’acero
dei rami arrossati al tramonto,
e dei verdi germogli del carpino.
Il tempo della pioggia insistente,
il battito sul lastricato, ossessionato
come la corsa di Lei,
il naso al vento.
L’aria della sera portava tempesta
nuvole veloci come la vita
dove in un soffio si vive e si muore.
Quel giorno la piccola porta di legno non si chiuse.
Atena salutò l’arrivo della notte.
Nel chiarore dell’alba
alcuni passeri
con le piume arruffate
restarono in silenzio sui rami dell’acero
Forse aspettavano qualcuno, forse non arriverà.
3° classificato
Paola Meroni
È stato facile imprimerti il profilo
sul libro smemorato della vita:
avevo un’anima educata alla tua assenza, silenzi
veri più dei rumori del nulla; e un sogno.
Sono morta di vita, incontrandoti,
dannata in eterno a questo cielo
che rincorre le stelle
e le divora.
Ora so perché la notte scoppia
di luna; bruciami incensi d’anima
e corpo, ch’io possa amarti, amarti oltre
ogni saggezza del cuore.
4° classificato
Lucia Ballerini
Madre di maggio
Il tuo biondo cuore fiorito
urgeva d’amore sempre incompreso
nel maggio luccicante di rosari.
Quante piene di luna hai raccolto
nelle brocche fonde sul davanzale
quante gocce di fiabe a medicare
il mio livido, giovane disincanto.
Di grano acerbo è il tuo confine
dove il mio sguardo bambino misurava
il tuo abbraccio ricamato di grembiuli
colmi di papaveri inattesi.
E caparbia nell’autunno la tua luce
riflette messi e morbide lune
ma troppo vuote ormai le mie brocche
perché tu ancora le possa riempire.
5° classificato
Andrea Caputo
Sere di maggio
Era sempre uguale
ma ora
si rivela sotto altra forma
questo insieme di suoni
Sotto forma di male
ti presentavi alla finestra
e mi chiedevi di nutrirti
con briciole di angoscia
Ora ti trasformi
ascoltando questa musica lontana
questo opporsi dell’aria umida
al passaggio di ammassi di lamiere.
Io ora ti accolgo
ed estinguo ogni desiderio
in questo breve frangente
di odore di primavera.
6° classificato
Martina Lago
Non cancello
Non cancello il ricordo lontano
di quel caldo tramonto a settembre.
Mi guardavi. Ondeggiavo, assorta
fra monti e il cielo, sui rilievi
dell’orizzonte. Sussurrasti piano
“Come sei bella col sole sul viso”.
Cosa resterà degli anni ottanta
cantava la radio. Non lo so, di noi
è rimasto solo un ricordo.
7° classificato
Michela Giancotta
Primavera in Kosovo
Un raggio di luce
spezza la notte, un altro
pallido mattino,
un’altra impaurita alba.
Volteggiava una farfalla,
nessun profumo di polline
nell’aria, aleggiava una
farfalla laddove non
crescevano più fiori.
8° classificata
Luca Bosco
Commiato
E infine evapora anche la carne dei fichi,
la sera s’incrina in un odore di corda.
Mi dici: “Aspetta, è tutto qui, dunque?”,
le viti rosa nel tramonto hanno un fremito.
Le case s’arrovellano in soffitti di passaggi a livello,
e ogni strada è buona, la migliore, se te ne vuoi andare…
Le siepi saporose di tutto il cielo che hanno seminato
stanno silenziose senza aspettare nessuno,
il ponte che ci precede si getta nel sole
di traverso, al di là dei nostri occhi.
9° classificato
Vito Coppola
Languida carezza dell’ultimo
sole
lascia sulla terra fumante
ombre corte
troppo corte
per nessun nascondimento
in piena luce
sono sferzato dall’implacabile
vento
privo mi son reso
di ogni mortale
mascheramento
attendo di
rifulgere alla prima
luce
impallidire nella notte
lunare
turbinare nella tormenta
sfavillare nel giorno
più atteso
sciogliermi come neve
piumosa
10° classificato
Ennio Zampa
Settembre
voci sarebbero quei sogni
che il mare questa notte tace
dondolando il nuovo giorno
alleggerito …tra forche e falci
figlio di una notte che non importa
e di uno
o di qualcuno
vecchi confini sopra le nuvole
danzano ad oriente
fumando
bevendo
sputando
con sguardi fissi sul palco spento
concerto del mare azzittito
leggendo
di grandi soli al tramonto
di lunghi capelli perduti
di occhi
avuti